sabato 15 novembre 2008

Giovedì 20/11/2008 - Big Fish Lab - Bob Corn + Do Not Cry For The Country Boy Live

BOB CORN
da musicclub.it:
Cos'ha di speciale Tiziano Sgarbi (in arte Bob Corn)? Facile a dirsi: scrive delle gran belle canzoni (*). Perché dedicargli un top su sands-zine? Difficile a spiegarsi: ci proverò nella consapevolezza che, ancor più dei nostri lettori, rischio di non accontentare me stesso. La scrittura di Bob Corn non può certo definirsi innovativa e neppure particolare, in quanto è facile scorgervi quel modello folk-cantautorale ormai classicizzato che da Bob Dylan porta a Will Oldham passando per Leonard Cohen. La voce pare spesso 'rotta' e si produce in suggestive tonalità che fanno pensare ad un Matt Jones più rauco. Quindi, pensando al disco come ad un oggetto asettico e fine a se stesso, non è affatto il caso di gridare 'al miracolo'. Ma non sempre si può valutare un disco con un simile criterio, e si da il caso che "We Don't Need The Outside" è una di quelle realizzazioni che vanno inserite in un contesto più ampio. Non si può scriverne senza scrivere dell'uomo, dell'idealista che anima le scena indipendente italiana attraverso l'organizzazione di concerti o attraverso la piccola etichetta Fooltribe. Così come è impossibile non considerare che i suoi dischi sono totalmente esenti da copyright. Sì!, Bob Corn rappresenta tutti quei valori (fondamentali) sui quali credo da sempre e sui quali si basa l'esistenza stessa di sands-zine. D'altronde le numerose collaborazioni raccolte per questo lavoro, provenienti da Elektrolochmann, Three In One Gentleman Suit, Comaneci, Milaus, Musica da Cucina e Sex OffenderS Seek SalvatiOn, e le altrettanto numerose etichette indipendenti che hanno contribuito a pubblicare la versione in vinile misurano con una certa precisione la temperatura al rispetto di cui gode lo Sgarbi nel (ormai non tanto) piccolo circuito del nu-folk made in italy. In un momento in cui si tende a strafare, e arrangiamenti semplicemente volgari vengono fatti passare per visionari, questo disco si attiene, a dispetto delle numerose presenze, ad una semplicità e ad una essenzialità esemplari. Mai c'è uno scarabocchio di suono in più del necessario e mai vengono ricercate soluzioni pretenziose e/o pretestuose. E i collaboratori, che come 'presenze' preziose infestano il disco, contribuiscono non poco alla sua riuscita trasfondendoci dentro un'ombra di malata magia psichedelica e impercettibili iniezioni di contemporaneità. Ma c'è dell'altro. Qualcosa che va al di là della bellezza delle canzoni e di quello che è un lavoro particolarmente inspirato, qualcosa che a che fare con la sincerità dell'uomo che tali canzoni ci propone. Qualche anno fa avrei forse scritto: comprate questo disco ma prima ancora comprate "The Freweelin' Bob Dylan". Oggi scrivo: comprate questo disco e di comprare i dischi di Bob Dylan potete farne anche a meno. (*) Le 10 canzoni sono tutte sue, ad eccezione di Cold and gold che è cofirmata da Ahlie Schaubel e With you che è di Majirelle


DO NOT CRY FOR THE COUNTRY BOY:
'Dietro lo pseudonimo di 'Do Not For The Country Boy" si cela Andrea Cola, voce dei disciolti Sunday Morning, e ora impegnato in questo progetto solitario di grande fascino. Dotato di una voce di grande impatto emotivo, si muove attraverso atmosfere acustiche, che si differenziano dalla "quasi" omologata scena del nuovo folk, con un'attitudine ipnotica e quasi soul nell'approccio ai brani che interpreta. Che possono essere brani di Bob Dylan, come dei Jesus & Marychain o dei Velvet Underground, che egli dilata e trasfigura in ballate che si trasformano in qualcosa di assolutamente personale. Un grande talento, e un bel segreto nascosto della nostra scena alternativa[..]'. LUIGI BERTACCINI.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Veramente bravi. Complimenti.